"La vera terra Barbara non è quella che non ha mai conosciuto l arte ma quella che pur essendo disseminata di ogni ricchezza non riesce a valorizzarla". Marcel Proust
L’AGRO FALISCO è davvero un luogo magico e misterioso che ancora oggi cela, nei suoi meandri più nascosti, innumerevoli antiche bellezze. Una di queste è senz’altro la fontana rupestre di Castel Sant’Elia (VT), riscoperta grazie all’amico e rievocatore storico Alessio Grandicelli. Quest’ultimo, infatti, mi parlò di questa meraviglia e decisi dunque di farmi accompagnare alla sua scoperta.
L’ESPLORAZIONE
Per raggiungere questo luogo abbiamo dovuto attraversare 2 proprietà private con il consenso dei proprietari naturalmente. Gli stessi però si sono raccomandati di non indicare il percorso nell’articolo, onde evitare che la zona venga presa d’assalto da escursionisti. Per questo motivo incomincerò la descrizione dell’esplorazione partendo dalla parte finale della stessa.
Dopo aver parcheggiato la macchina sopra ad un pianoro, iniziamo la discesa nel cuore di una verde e selvaggia forra. E’ autunno e man mano che discendiamo il terreno diviene sempre più scivoloso a causa dell’umidità che caratterizza la forra in questo periodo dell’anno. Intorno a noi la vegetazione si fa sempre più selvaggia ed i suoi colori sempre più vividi.
Dopo aver percorso circa 500 m, iniziamo finalmente a trovare le prime tracce di frequentazione dell’uomo in questo luogo: davanti a noi, come per magia, si apre un bellissimo arco ricavato nel tufo. Ad un primo sguardo sembrerebbe quasi di conformazione naturale, ma avvicinandomi mi rendo conto che in realtà la roccia tufacea mostra ancora segni di lavorazione e che dunque qualcuno, nel passato, l’abbia modellata a suo piacimento.
Oltrepassato l’arco ci ritroviamo, allibiti, davanti ad una vera e propria meraviglia: alla base del costone tufaceo che costituisce una delle due pareti della forra, un vasca colma d’acqua, interamente scavata a mano nel tufo, si mescola in piena armonia con la vegatazione intorno, creando uno scenario davvero arcaico e fiabesco. L’acqua contenuta all’interno della struttura è completamente verde per via di un’alga contenuta al suo interno, e tutto ciò non fa altro che aumentarne il fascino e la bellezza.
Mi avvicino ancora un pò per ammirarla ancora più da vicino. La costruzione presenta una vasca lunga circa 3 m e profonda 60 cm, e noto, con non poco stupore, che sulla parte frontale di questa è ancora oggi visibile una croce incisa anch’essa nel tufo.
Ora una domanda mi sorge spontanea: da dove proviene quell’acqua? Ad un primo impatto è normale che si pensi possa essere acqua piovana, ma osservando bene noto che, sul lato destro della fontana, un piccolo canale scavato ad arte nella morbida roccia, e con la giusta pendenza , porta un “filo” d’acqua all’interno della vasca. Incuriositomi mi avvicino e con lo sguardo risalgo il corso del piccolo canale e con stupore noto che questo termina (o meglio inizia) all’interno di una fessura nella roccia, dove sgorga dell’acqua che poi viene incanalata e trasportata all’interno della vasca.
Tra i tanti “Tesori Nascosti dell’Agro falisco” illustrati su questo blog, sicuramente uno ai quali mi sento più affezionato, sono le CASCATE DEI FRATI a Gallese (VT). Il motivo di questo legame, quasi viscerale, risiede, oltre che nella bellezza del luogo, anche nel fatto che l’articolo che ha ricevuto più visualizzazioni e condivisioni nel mio sito, è proprio quello che narra l’incredibile bellezza di quel luogo… ma non solo: fino a qualche tempo fa in pochi conoscevano questa meraviglia (soltanto gli abitanti del paesino di Gallese) e dopo quel mio articolo è stato negli anni preso d’assalto da escursionisti ed amanti della natura. Per questo motivo mi sento in un certo senso il “padrino” di quel sito, e appena posso torno sempre ad ammirarlo e ripulirlo dall’inciviltà di alcuni visitatori.
In realtà la straordinaria bellezza di quella forra non si limita alle cascate descritte nel precedente articolo ma si estende per tutto il corso del torrente.
Già in passato avevo avuto l’occasione di esplorare la zona, ma non avevo con me la macchina fotografica e quindi non avevo potuto documentare quel meraviglioso luogo…decido così di ritornare, questa volta con la dovuta attrezzatura, per poi diffondere l’arcaica bellezza di questo luogo.
In alcuni punti la discesa risulta scoscesa, e per questo decido di contattare l’amico Roberto Ranfone, esperto conoscitore delle tecniche di discesa in corda e Vigile del Fuoco, per farmi accompagnare.
Raggiungere questo sito non è stato per nulla facile (ci siamo dovuti calare con delle corde) e per questo motivo non darò riferimenti per raggiungerlo, come è mia consuetudine fare, ma inizierò il racconto dalla risalita del torrente.
L’ESPLORAZIONE
Dopo esserci calati con delle corde finalmente giungo nel cuore della forra creata ad arte dal piccolo Fosso dei Frati, proprio nel punto in cui questa costeggia l’antico abitato di Gallese.
L’interno della forra,contrariamente a quanto ricordavo, in questo tratto è abbastanza largo ed il torrente, a causa della siccità estiva, risulta ridotto ad un rigagnolo d’acqua. Le alte parati intorno a me sono quasi completamente ricoperte da muschio e felci, creando così un paesaggio a dir poco fiabesco e suggestivo!
Iniziamo dunque la risalita del torrente e, man mano che camminiamo, lo spazio intorno a noi si contrae così tanto che le pareti della forra, in alcuni punti, sembrano quasi volersi abbracciare…
Ogni passo in avanti è un nuovo sussulto dovuto alla bellezza incontrastata del luogo: piante di erica pendono dolcemente dalle pareti rocciose, ed alcune si lasciano cullare dall’eterno scorrere dell’acqua.
Fa caldo. Molto caldo. Decidiamo cosi’ di rinfrescarci un pò nelle limpide acque del torrente…già perchè questo luogo oltre ad essere incredibilmente bello dal punto di vista paesaggistico lo è altrettanto dal punto di vista naturalistico: questo infatti è uno dei pochissimi corsi d’acqua dove, ancora oggi, sono presenti alcuni esemplari di granchio di fiume e trote. La presenza di queste due specie animali ci conferma l’ottimo stato di salute delle sue acque.
Granchio di fiume nelle acque cristalline del Fosso dei Frati
Lentamente riprendiamo la risalita del torrente e man mano che avanziamo la natura diviene sempre più selvaggia ed avvolgente….e camminare al suo interno diviene sempre più emozionante!
Dopo qualche centinaio di metri il paesaggio cambia decisamente: le alte,ripide e vicinissime pareti di roccia lasciano il posto a visuali più ampie e qualche raggio di sole riesce a penetrare tra la fitta vegetazione. In questo tratto il torrente sembra essere discontinuo, ridotto a piccole pozze collegate tra loro da piccoli rigagnoli che garantiscono comunque lo scorrere delle sue acque.
Improvvisamente, in lontananza inizio ad udire il rumore di una cascata e così, incuriositomi, allungo il passo verso quella direzione. Intorno a me le pareti della forra si allargano e restringono in continuazione creando degli scenari davvero incredibili e meravigliosi!
Improvviso lo spazio che mi circonda si allarga definitivamente, creando una sorta di platea rocciosa e dinnanzi a me, finalmente, la cascata si mostra in tutta la sua eterna bellezza: dall’alto di essa un “filo” d’acqua discende sulle rocce, rendendole vivide, fino alla base di esse, dove viene rumorosamente raccolta in una sorta di laghetto (con acqua profonda circa 1,80 m).
Dopo essere rimasto, per qualche minuto, letteralmente sbalordito dalla maestosità del luogo, mi accorgo che proprio sotto la cascata, celata in parte dall’acqua, è presente una piccola grotta…e decido così di arrampicarmi per poterla ammirare da vicino.
Le rocce, per via dell’umidità, risultano assai scivolose, e con molta cautela striscio letteramente sulle pareti fino alla cavità.
Dopo qualche metro finalmente giungo ai margini della grotta. Questa risulta di piccole dimensioni anche se davvero molto scenografica per via dell’acqua che scende proprio davanti al suo ingresso.
Il tempo di voltare le spalle e tutta la mia fatica viene ampiamente ripagata con un panorama a dir poco arcaico e fiabesco!
Dopo qualche istante continuo la risalita del torrente. Con l’ausilio di Robert (e di tutta l’attrezzatura necessaria) mi arrampico fino alla sommità della cascata e mi godo per qualche istante ancora l’incredibile panorama che si apre davanti ai miei occhi…
Con gli occhi pieni di stupore riprendo la risalita del torrente. Da questo tratto in poi il letto del torrente diviene frastagliato, interrotto continuamente da grandi massi. Prestando la massima attenzione proseguo il mio cammino, circondato dalla natura selvaggia.
Ancora una volta la forra dei frati si è dimostrata un luogo incredibile… fuori dal tempo, lontano dalla tecnologia e dallo stress della vita quotidiana. Nel corso dei secoli, questo luogo è riuscito ha preservare la sua arcaica ed imponente bellezza.
Certo, esplorarlo non è stato affatto semplice (e sconsiglio fortemente di avventurarsi senza le dovute precauzioni ed attrezzature) ….ma posso dire che ne è valsa assolutamente la pena!
Questa forra è e rimarrà per sempre uno dei miei luoghi del cuore!
Un doveroso ringraziamento va a Robert Ranfone, Fabrizio Panichelli e Marco Scarlaccini per avermi accompagnato e supportato durante questa esplorazione!
TESTO ED IMMAGINI DEL DOTT. LUCA PANICHELLI
PER GUARDARE IL VIDEO DELL’ESPLORAZIONE APRI IL LINK SOTTO:
“CAMMINANDO NELLA STORIA: LA VIA AMERINA E LA VIA CAVA FANTIBASSI”
Quella di DOMENICA 4 OTTOBRE non sarà una semplice passeggiata culturale ma un vero e proprio “VIAGGIO NELLA STORIA”, LUNGO UNO DEGLI ITINERARI PIU’ BELLI, PITTORESCHI E RICCHI DI TESMINONIANZE ARCHEOLOGICHE PRESENTI IN ZONA!!!
Partendo da Falerii Novi (fraz. di Fabrica di Roma, VT) dopo qualche centinaio di metri ci ritroveremo improvvisamente catapultati indietro nel tempo lungo la via Amerina, l’antica strada fatta costruire dai romani nel 241 a.C.. In questo tratto (Cavo degli Zucchi) essa ci appare in tutta la sua arcaica bellezza, mostrandoci i resti delle antiche necropoli scavate nelle pareti tufacee poste ai suoi margini, tra cui la stupenda TOMBA DEL RE E DELLA REGINA.
Subito dopo ci addentreremo all’interno di una tra le FORRE PIU’ BELLE E SELVAGGIE di questo territorio. Qua il paesaggio cambia decisamente e i verdi prati assolati lasciano spazio ad un mondo “fatato” dove le felci, il pungitopo ed il muschio si fanno strada tra pioppi secolari, ed il silenzio è interrotto solo dal rigoglioso scorrere del Rio Maggiore, che si snoda ai margini del sentiero.La meta finale di questa nostra PASSEGGIATA CULTURALE sarà la maestosa TAGLIATA (O VIA CAVA) FANTIBASSI. Questa antica strada, scavata a mano nel tufo intorno al 380 a.C., con le pareti alte fino a 15 m, conserva ancora oggi importanti iscrizioni, oltre ad un eterno velo di mistero e suggestioni! Insomma…un luogo magico, di incantevole bellezza dove, camminare al suo interno, inghiottiti dalle sue ciclopiche pareti tufacee, è davvero qualcosa di UNICO ed ALTAMENTE EMOZIONALE!!!
Non perdere l’occasione di passare una domenica in pieno relax, immersi nel verde….A DUE PASSI DA ROMA!!!
COSA VISITEREMO LUNGO IL CAMMINO: – La via Amerina (241 a.C.) – Tre necropoli scavate a mano nel tufo – La tomba del Re e della Regina – Forra del Rio Maggiore – La via cava Fantibassi
PERCORSO AD ANELLO
DIFFICOLTA’: Facile LUNGHEZZA PERCORSO: 10 KM DURATA: +/- 5 ore (+ PAUSA PRANZO) CONTRIBUTO ASSOCIATIVO 13 EURO ( ESCURSIONE + ASSICURAZIONE GIORNALIERA + TESSERA ASSOCIATIVA)
PER INFO E PRENOTAZIONI: LUCA 3386978479
COSA PORTARE: Abbigliamento e scarpe da trekking + pranzo al sacco + acqua (almeno 1,5 lt a testa)
ORA E LUOGO DELL’APPUNTAMENTO: Ore 9:30 puntuali presso Falerii Novi ( Fabrica di Roma, VT)
AD ACCOMPAGNARVI IN QUESTA ESCURSIONE: – LUCA PANICHELLI, Dottore in “Arte, cultura e turismo del territorio”; esperto conoscitore dell’Agro Falisco; studioso della cultura falisca; fondatore del blog Tesori Nascosti – Agro Falisco; accompagnatore volontario delle forre
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE: Nel momento dell’ISCRIZIONE all’evento, che può avvenire per VIA TELEFONICA (Luca 3386978479) o TRAMITE MESSAGGIO ALLA PAGINA FACEBOOK Tesori Nascosti – Agro Falisco, i partecipanti dovranno rilasciare i propri dati (nome, cognome, data di nascita e codice fiscale) per la stipulazione dell’assicurazione infortuni giornaliera compresa nella quota. I dati rilasciati verranno utilizzati ai sensi dell’art. 13 D.lgs. n. 196/2003 per la stipulazione della polizza stessa. I dati vanno forniti solo per la prima partecipazione, per le escursioni successive non verranno richiesti in quanto registrati.
EVENTO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “STRADA DEI SAPORI E DELLA CULTURA NELLE FORRE FALISCHE” IN COLLABORAZIONE CON IL BLOG Tesori Nascosti – Agro Falisco.LE ISCRIZIONI ALL’EVENTO SARANNO CHIUSE SABATO 3 OTTOBRE O AL RAGGIUNGIMENTO DEL NUMERO MASSIMO DEI PARTECIPANTI.
“MERAVIGLIA E STUPORE LUNGO LA VIA CAVA FANTIBASSI” – Civita Castellana (VT)
Bellissima passeggiata culturale al tramonto, alla scoperta della via cava più bella e maestosa di tutto l’agro falisco: la tagliata Fantibassi!
Questa antica strada, scavata a mano nel tufo intorno al 380 a.C., con le pareti alte fino a 15 m, conserva ancora oggi importanti iscrizioni, oltre ad un eterno velo di mistero e suggestioni!
insomma…un luogo magico, di incantevole bellezza dove, camminare al suo interno, inghiottiti dalle sue ciclopiche pareti tufacee, è davvero qualcosa di UNICO ed ALTAMENTE EMOZIONALE!!!
….MA NON è TUTTO!!!…questa volta infatti vogliamo farvi letteralmente tornare indietro nel tempo, e per questo abbiamo deciso di arricchire questa escursione attraverso un piccola RIEVOCAZIONE STORICA , curata nei minimi particolari dallo studioso e rievocatore ALESSIO GRANDICELLI.
Alessio, come noi organizzatori, nutre una forte passione per la storia di questo territorio e negli anni ha raggiunto una grande esperienza e professionalità in questo settore. Da qualche anno collabora con alcuni tra i più importanti Musei di Roma, e non solo, tra cui il Museo Etrusco di Villa Giulia, dove periodicamente si esibisce in rievocazioni storiche. Negli ultimi anni, inoltre, è stato coinvolto in alcune riprese televisive tra cui:
– LINEA VERDE (RAI1)
– ITALIASI (RAI1)
– SPOT “IMPERO COUTURE” (CANALE 5)
– ROMULUS (SKY)
Il percorso, di soli 4,5 km, si snoda in gran parte all’interno della fresca e ombreggiata forra del Rio Maggiore e risulta quindi facile e accessibile a tutti!
……non perdere l’occasione di passare una serata in pieno relax, immersi nel verde….A DUE PASSI DA ROMA!!!
COSA AMMIREREMO LUNGO IL CAMMINO:
– La via cava Fantibassi
– Piccola rievocazione storica
– Forra del Rio Maggiore
– Via cava Minore
DIFFICOLTA’: Facile
LUNGHEZZA PERCORSO: 5 KM
DURATA: +/- 3 ore
CONTRIBUTO ASSOCIATIVO: 15 EURO ( ESCURSIONE + RIEVOCAZIONE STORICA + ASSICURAZIONE GIORNALIERA + TESSERA ASSOCIATIVA)
PER INFO E PRENOTAZIONI:
👉LUCA 3386978479
COSA PORTARE:
Abbigliamento e scarpe da trekking + snack + acqua (almeno 1,5 lt a testa)
ORA E LUOGO DELL’APPUNTAMENTO:
Ore 18:00 puntuali presso Falerii Novi ( Fabrica di Roma, VT)
AD ACCOMPAGNARVI IN QUESTA ESCURSIONE:
– LUCA PANICHELLI, Dottore in “Arte, cultura e turismo del territorio”; esperto conoscitore dell’Agro Falisco; studioso della cultura falisca; fondatore del blog Tesori Nascosti – Agro Falisco; accompagnatore volontario delle forre
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE:
Nel momento dell’ISCRIZIONE all’evento, che può avvenire per VIA TELEFONICA (Luca 3386978479) o TRAMITE MESSAGGIO ALLA PAGINA FACEBOOK Tesori Nascosti – Agro Falisco, i partecipanti dovranno rilasciare i propri dati (nome, cognome, data di nascita e codice fiscale) per la stipulazione dell’assicurazione infortuni giornaliera compresa nella quota. I dati rilasciati verranno utilizzati ai sensi dell’art. 13 D.lgs. n. 196/2003 per la stipulazione della polizza stessa. I dati vanno forniti solo per la prima partecipazione, per le escursioni successive non verranno richiesti in quanto registrati.
EVENTO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “STRADA DEI SAPORI E DELLA CULTURA NELLE FORRE FALISCHE” IN COLLABORAZIONE CON IL BLOG Tesori Nascosti – Agro Falisco
LE ISCRIZIONI ALL’EVENTO SARANNO CHIUSE SABATO 18 LUGLIO AL RAGGIUNGIMENTO DEL NUMERO MASSIMO DEI PARTECIPANTI.
Qualche mese fa, mentre leggevo alcune pagine del diario di viaggio in Italia di George Dennis (The Cities and Cemeteries of Etruria, pubblicato da John Murray, Londra, 1848 ), mi sono imbattuto in uno di quelli che un tempo dovevano essere dei veri e propri tesori nascosti, come lo stesso autore afferma…sto parlando del PONTE DI TERRANO a Civita Castellana (VT).
Incuriositomi inizio a fare le mie solite ricerche e dopo qualche giorno trovo questo antico quadro (datato 1795) realizzato dall’interno della forra del Rio Maggiore, con il PONTE DI TERRANO come soggetto principale.
Antico dipinto del ponte di Terrano (1795)
Nel dipinto sono ben visibili due archi sovrapposti… già, archi sovrapposti che io, nonostante abito proprio in quella zona, non li avevo mai notati.
Ad oggi, infatti, quest’opera d’ingegneria stradale, vista dal piano del calpestio, risulta quasi priva d’interesse…ma, a quanto sembra, un tempo non doveva essere cosi….
Il ponte di Terrano visto dall’alto
Decido allora di andare a scoprire cosa si cela al di sotto di esso, all’interno della verde e selvaggia FORRA DEL RIO MAGGIORE.
Piccola cascata lungo il Rio Maggiore
L’ESPLORAZIONE
Il modo più veloce per raggiungere il fondo della forra sarebbe quello di discendere attraverso un sentiero posto poco prima del ponte, ma trovandosi in una proprietà privata, dove è presente anche una piccola centrale idroelettrica di cui dopo vi parlerò, decido di discendere lungo il torrente, partendo 1 km circa più a monte, in loc. Fontana Quaiola.
Dopo aver lasciato la macchina al termine di una discesa, in fondo a via Fontana Quaiola, inizio il mio cammino lungo una strada di campagna posta sulla mia destra. Dopo aver costeggiato una proprietà privata ben recintata, proseguo all’interno di un campo per ritrovarmi poi in un canale di scolo dell’acqua piovana, al momento asciutto. Dopo aver camminato per 300 m circa, e dopo esser passato al di sotto di un ponte, anche questo di proprietà privata, finalmente giungo nel cuore della forra, lungo i margini del Rio Maggiore. Proprio in questo punto le acque del torrente incontrano una piccola diga, formando cosi un piccolo laghetto (comunemente chiamato LAGHETTO DI FONTANA QUAIOLA).
Laghetto di Fontana Quaiola
Qui parte del torrente viene deviato lungo un canale scavato, a “mezza costa”, nel tufo, mentre il Rio Maggiore prosegue con un salto di circa 10 m lungo la forra.
Piccola diga lungo il Rio Maggiore
L’acqua deviata nel “canale” viene trasportata anch’essa verso valle ma seguendo un andamento di “mezza costa” sino ad arrivare ad una piccola e funzionante centrale idroelettrica, posta poco più a valle, proprio prima del PONTE DI TERRANO.
Decido di non discendere subito nella forra, ma di proseguire la mia esplorazione costeggiando il canalone della centrale. Il cammino è davvero piacevole e rilassante, anche se bisogna prestare la massima attenzione poiche in alcuni tratti il sentiero si restringe di molto, trovandosi cosi a filo di un burrone di circa 15 metri.
Canalone della centrale idroelettrica
Dopo aver costeggiato il canalone per circa 300 m, decido di abbandonare il comodo sentiero per discendere, attraverso una mulattiera, nel fondo della selvaggia forra del Rio Maggiore.
Piccola mulattiera che scende verso il fondo della forra
Una volta giunto sulle rive del torrente, mi rendo conto che non ci sono sentieri tracciati e che molti rovi, misti a enormi blocchi di tufo, ostruiscono un tranquillo passaggio lungo le sponde. Decido cosi di proseguire lungo il torrente…
Rio Maggiore
Il cammino diviene così più lento e faticoso, ma al contempo mi consente di godermi ancor di più il relax e la bellezza della natura circostante.
Piccoli giochi d’acqua lungo il Rio Maggiore
Dopo qualche centinaio di metri, mi ritrovo ai margini di questo suggestivo “laghetto” delimitato da alcuni blocchi di tufo…
Piccolo laghetto lungo il Rio Maggiore
Proseguo così l’esplorazione completamente avvolto nella natura selvaggia… da solo… in uno scenario a dir poco fiabesco: le verdi felci, ed il muschio, ricoprono le alte pareti di tufo che delimitano la forra e qualche fiore di ciclamino inizia a far capolino dal sottobosco.
Interno della forra del Rio Maggiore
Il torrente scorre accanto a me, creando numerose e piccole cascate, che infrangono un silenzio davvero assordante…
Piccola cascata lungo il Rio Maggiore
Piccoli giochi d’acqua lungo il Rio Maggiore
Man mano che mi avvicino al ponte, e quindi alle abitazioni, inizio a rinvenire i primi segni della stupidità umana: bottiglie di plastica, una ruota di una macchina ed immondizia varia… tutto riversato nelle acque del torrente.
Ogni dannata volta che mi imbatto in uno di questi scempi la rabbia mi assale. Decido così, anche per sfogarmi, di togliere quantomeno la ruota dall’acqua…
Mi rimetto in cammino e finalmente sulla mia destra inizio ad intravedere la piccola centrale idroelettrica alimentata dalle acque del Rio Maggiore, raccolte in parte nel canalone descritto prima.
Piccola centrale idroelettrica lungo il Rio Maggiore
In questo punto le pareti tufacee si ristringono notevolmente e proseguo l’esplorazione avvolto dolcemente dalla loro maestosità e bellezza. Poco più avanti due piccole cascate riconducono prepotentemente l’acqua, incanalata in precedenza nelle turbina della centrale, all’interno del torrente.
In lontananza, nascosto in parte dalle fronde degli alberi, iniziò finalmente ad intravedere il PONTE DI TERRANO: lo scenario diventa improvvisamente arcaico…fuori dal tempo!
Le due cascate che riconducono nel Rio Maggiore l’acqua incanalata in precedenza per la centrale idroelettrica
Dopo essermi soffermato per qualche istante ad ammirare così tanta bellezza, tento di proseguire la mia esplorazione ma sulla sponda in cui mi trovo questo è impossibile per via della parete tufacea a picco nelle fredde acque sottostanti. Decido cosi di attraversare il ruscello, balzando da un sasso ad un altro fino a raggiungere la riva sinistra. Anche qui il cammino sembra destinato a non proseguire, ma scrutando bene noto una breve ma ripida salita fangosa, probabilmente utilizzata da qualche animale che dimora nella forra. Non appena arrivo sulla sommità, questo è il panorama che mi ritrovo davanti:
Constatata l’estrema vicinanza all’antica struttura, un brivido d’emozione mi pervade ed accelero così il passo verso di essa. Dopo una cinquantina di metri mi ritrovo, finalmente, al cospetto di questa antica e dimenticata meraviglia..
Il ponte di Terrano visto dal fondo della forra
Wow. Ci passerò sopra con la macchina minimo due volte al giorno, ma mai e poi mai mi sarei immaginato di trovare cotanta bellezza al di sotto di esso: vista dal basso, la struttura si mostra in tutta la sua maestosità, e la sua geometria è in perfetta armonia con la natura circostante.
La cosa che salta subito agli occhi è la diversa fattura delle due arcate sovrapposte, sicuramente dovuto dal differente periodo storico di costruzione. Lo stesso Dennis, nel suo diario di viaggio, annotò che <<fu costruito su un ponte più vecchio che in origine doveva essere molto più basso. L’arco più basso è medioevale>>.
L’arco inferiore del ponte di Terrano
Ma non solo..sempre secondo il viaggiatore inglese << il ponte Terrano è formato da una struttura moderna che poggia su una costruzione più antica. Ha una sola campata di luce, che però si raddoppia in altezza, poiché l’arco che sorregge la strada che porta dall’altra parte è stato costruito sopra a un altro di più antica data. Esaminando bene i blocchi che formano il pilone Nord, per un’altezza di dieci file, e della larghezza di sette metri circa, si scopre che esso è stato costruito in EMPLECTON. Anche le dimensioni dei blocchi corrispondono alle misure usate in questo genere di muratura dagli Etruschi. La parte superiore è stata costruita con blocchi più piccoli e irregolari. Sopra ai due archi sovrapposti, corre un acquedotto di costruzione moderna, che risparmia ai Civitonici il fastidio di attingere acqua dal fondo della burroni. >>
Il viaggiatore inglese visitò questo luogo nel 1843 e molto probabilmente questo era lo splendido scenario a cui si ritrovò davanti:
Gli archetti dell’acquedotto, descritti da Dennis e che un tempo portavano acqua da Falerii Novi fino ad alcune fontane del centro storico di Civita Castellana, ad oggi non sono più presenti poiché eliminati durante una delle ultime ristrutturazioni del ponte.
Tento così di individuare i blocchi ad emplecton lungo il pilone nord, ma purtroppo la fitta vegetazione li custodisce segretamente negandoli alla mia vista.
Possiamo dunque affermare che questo ponte è stato lavorato in tre distinte epoche e che << la sua antichità è stata messa scarsamente in risalto dagli antichi autori>>.
Questa esplorazione ha confermato il mio pensiero: molto spesso ci rechiamo a km e km di distanza a cercare posti da sogno, indimenticabili… senza poi renderci conto che in realtà, tali meraviglie, le abbiamo proprio sotto agli occhi… soltanto che ne ignoriamo l’esistenza… ed anche un “semplice” ponte, quindi, può divenire un tesoro nascosto… se visto da una diversa prospettiva!
Sin dai tempi più remoti le forre, il tufo ed il maestoso e solitario Monte Soratte hanno ispirato la fantasia di grandi pittori, viaggiatori, musicisti e….registi cinematografici!
Molti film, infatti, sono stati girati in parte proprio qua nell’agro falisco, come ad esempio alcune pellicole importanti e famose di Franco e Ciccio, Fantozzi, e molti altri…
CASCATE DI MONTE GELATO, 1986. Dal film “SUPERFANTOZZI”
Nella maggior parte dei casi sopracitati la location scelta per le riprese furono le cascate di Montegelato (Mazzano Romano) lungo il corso del fiume Treja, o a Nepi , dove furono girate, ad esempio, alcune scene di “ER PIU, UNA STORIA D’AMORE E DI COLTELLO” con Adriano Celentano come protagonista (immagine sotto).
Qualche giorno fa, mentre facevo un pò di zapping in TV, vidi come un miraggio, la scena di un vecchio film… con un monte maestoso e solitario a far da sfondo. Inizialmente non gli diedi molta attenzione, e passai al canale successivo…ma poi ripensandoci tornai indietro a sbirciare.. e con grande meraviglia ed emozione constatai che quella montagna altro non era che il MONTE SORATTE!!!
1966. Scena tratta dal film “L’ARMATA BRANCALEONE”
Dopo lo stupore iniziale andai subito a ricercare sul web quel vecchio film, ovvero “L’ARMATA BRANCALEONE” del regista Mario Monicelli, e lo rividi per intero, cercando di capire il punto esatto in cui venne girata quella scena. In realtà durante la visione della pellicola mi accorsi che anche molte altre scene furono girate nella Tuscia: Falerii Novi (all’interno dell’Abbazia di Santa Maria in Falleri) Viterbo , Canino, Nepi, Vitorchiano, Valentano, Tuscania (presso la cripta della chiesa di San Pietro), Chia (presso la Torre di Chia), nella Selva Cimina, sui calanchi della Teverina, nelle zone a ridosso dei laghi vulcanici di Bracciano, Bolsena e nei pressi del nostro caro Monte Soratte. Proprio alle pendici della montagna Sacra per i Falisci (e non solo) venne girata quella scena che mi aveva colpito in TV e tra le più belle e famose dell’intero film…e decido così di partire alla ricerca di quella location per confrontare il paesaggio di ieri con quello di oggi.
L’ESCURSIONE
All’inizio di questa mia ricerca devo ammettere che ero molto scettico, poiché il territorio falisco è molto mutato nel corso degli anni, e spesso dove un tempo c’erano campi al pascolo, enormi distese verdi, oggi troviamo immense coltivazioni di nocciole ed abitazioni, andando così a deturpare un paesaggio incontaminato e tanto acclamato ed apprezzato nel passato.
Dopo una piccola ricerca riesco a rintracciare Onorato, il proprietario del terreno in cui venne girata quella scena, il quale gentilmente si mostra disponibile ad accompagnarmi sul posto.
N.B. Avendo dovuto attraversare alcune proprietà private, naturalmente con il consenso dei proprietari stessi, ho deciso di non specificare la strada percorsa per raggiungere il sito.
Dopo aver camminato per qualche centinaio di metri lungo una strada di campagna mi ritrovo,all’improvviso, completamente catapultato in uno scenario arcaico e dal forte impatto naturalistico: verdi ed immensi prati si aprono davanti ai miei occhi.. intorno a me nessuna casa, abitazione e intralci di corrente o telefonici, ma soltanto lui… il solitario Monte Soratte a svettare sul verde dei campi circostanti, in tutta la sua eterna bellezza.
Parlando con Onorato, il proprietario del terreno, vengo a sapere che fu proprio questa lontananza da strade, intralci elettrici e casolari, ad attirare l’interesse del regista Monicelli, il quale rimase ammaliato da questo bellissimo luogo.
1966. LA SCENA DEL FILM
OGGI
Ancora qualche passo e finalmente mi ritrovo nel punto esatto della scena che avevo visto in televisione qualche giorno prima!
1966. LA SCENA DEL FILM
OGGI
Rimango letteralmente sbalordito: questo luogo è rimasto identico ad allora, preservando ancora oggi uno scenario davvero d’altri tempi…cosi uguale che ancora oggi mi sembra di scorgere in lontananza Brancaleone (interpretato da Gassman) battersi con Teofilatto dei Leonzi (interpretato da Volontè), in uno dei duelli più bislacchi di tutto il cinema italiano!
1966. LA SCENDA DEL FILM
OGGI
1966. LA SCENA DEL FILM
OGGI
Lentamente, mentre mi godo questo bellissimo panorama, mi avvicino ai ruderi della struttura che già avevo visto nel film, per cercare di capire meglio di cosa si tratti..
Con meraviglia mi rendo conto che quelli non sono altro che i resti delle fondamenta di un’antica torre medievale, la TORRE DI CHIAVELLO, ben descritta dal Pasqui nella sua “CARTA ARCHEOLOGICA DELL’AGRO FALISCO”.
La base di questa antica struttura medievale risulta costruita in scaglie di selce e travertino e ciò confermerebbe la teoria del Pasqui, secondo cui questa torre venne eretta sui di un monumento funerario di età romana, nelle immediate vicinanze dell’antica VIA FLAMINIA, la strada consolare romana voluta dal censore GAIO FLAMINIO NEPOTE , che collegava Roma con Rimini e la cui costruzione terminò nel 219 a.C.
LA SCENA DEL MONTE SORATTE NEL FILM
La scena in questione è quella in cui l’armata incontra Teofilatto, cavaliere borioso con l’erre moscia che sfida Brancaleone a duello per cedere il passo. Entrambi mostrano di non saperci fare e di non voler rischiare più di tanto così, alla fine, finisce in tregua. Teofilatto offre loro di andare dalla sua famiglia fingendosi ostaggio per domandare un riscatto in oro.
LA SCENA INIZIALE DEL FILM GIRATA A NEPI
Un’altra scena di questo film girata nell’agro falisco è quella iniziale e che vede la Piazza della BOTTATA di Nepi (VT) a fare da cornice.
Nella scena è ben riconoscibile l’acquedotto con i suoi archi, il lavatoio e la piazza dove oggi fanno il mercato.
LA SCENA GIRATA A FALERII NOVI
Un’altra scena girata nel cuore dell’agro falisco è quella in cui l’armata si reca presso il palazzo dei Leonzi, nel quale Brancaleone (Gassman) si presenta con Teofilatto dei Leonzi (Volontè) per estorcere denaro ai parenti del compagno d’avventura, ma sarà da loro stessi cacciato.
In realtà, infatti, non si trattava di un vero e proprio palazzo nobiliare, ma della diroccata Abbazia di Santa Maria di Falleri, a Fabrica di Roma (VT).
In questa scena è ben visibile l’area absidale, nascosta dietro finti affreschi, mentre sulla destra si vede la monofora di una delle absidiole laterali. si nota un capitello in marmo o pietra bianca, conservato dopo i restauri mentre sono state alzate le arcate soprastanti. Il tramezzo ligneo sul quale erano apposte le guardie di palazzo, pronte a scoccare freccie contro Brancaleone e soci, erano state installate per l’occasione.
Come si può ben vedere nel film, ai tempi delle riprese l’abbazia era davvero mal ridotta: questa era sprovvista di tetto e pavimentazione ed anche le pareti sembravano in parte dirute. Basti pensare che all’epoca la chiesa era stata trasformata in una sorta di stalla per il bestiame. La costruzione religiosa venne poi finita di restaurare negli anni ’80, anche se già in parte era già stata ristrutturata durante il periodo fascista, apportando già da allora importanti modifiche alla Chiesa.
TRAMA COMPLETA DEL FILM
Anno: 1966
Regista: Mario Monicelli;
Attori: Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Gian Maria Volonté, Enrico Maria Salerno, Maria Grazia Buccella, Barbara Steele, Carlo Pisacane
Durata: 120′
Italia centrale. Alto Medioevo. Un villaggio è preso d’assalto da alcuni briganti e coloro che sopravvivono, dei poveracci, derubano un cavaliere di passaggio di tutti i suoi averi. Fra il bottino trovano una carta che nominava l’uomo proprietario del ricco feudo di Aurocastro, con tanto di castello, nelle Puglie. Il gruppetto di poveracci cerca allora di rivendere il documento al vecchio rigattiere ebreo Abacuc il quale propone invece di passarlo ad un cavaliere il quale, giunto nel sud del paese, sarà disposto a dividere tutto con loro. La scelta cade sul trasandato e millantatore cavaliere Brancaleone da Norcia il quale, dopo essere stato umiliato in un duello, parte con tutto il gruppo verso le Puglie. Sulla strada l’armata incontra Teofilatto, cavaliere borioso con l’erre moscia che sfida Brancaleone a duello per cedere il passo. Entrambi mostrano di non saperci fare e di non voler rischiare più di tanto così, alla fine, finisce in tregua. Teofilatto offre loro di andare dalla sua famiglia fingendosi ostaggio per domandare un riscatto in oro. Brancaleone ed il gruppo rifiutano l’offerta e rimessisi in viaggio giungono, seguiti da Teofilatto, in una città appestata. Convinti di aver contratto tutti il morbo, si uniscono alla processione del santo Zenone, in direzione della Terra Santa. Traversando un ponte però il santo cade in un fiume ed il gruppo decide di ripartire per l’obiettivo principale. Durante il tragitto Brancaleone salva la vergine Matelda dalle violenze di alcuni briganti ed il morente responsabile di quella domanda al gruppo di scortarla dal promesso sposo in cambio di cento monete d’oro. A resistere alle focose provocazioni della vergine è solo Brancaleone però, mentre Teofilatto si lascia cogliere da quella. Giunti al palazzo del promesso sposo, e scoperta la perdita della verginità di Matelda, il gruppo fugge ma Brancaleone è condannato a morte. È proprio Teofilatto a tornare la notte ed a trarlo in salvo. Chiuso ancora nella gabbia, Brancaleone si fa aiutare da un fabbro che decide di aggiungersi al gruppo. Prima di prendere possesso delle terre assegnategli, decidono di passare dalla famiglia di Teofilatto la quale però, minacciandoli, scaccia l’armata ed il figlio via dal castello. Giunti finalmente nel feudo di Aurocastro, l’armata scopre di doverlo difendere dall’attacco dei Saraceni i quali invece conquistano il castello e li condannano a morte. A salvarli è l’arrivo di un cavaliere con le proprie schiere, il quale però riconosce il gruppo che gli ha usurpato il titolo. Condannati nuovamente a morte anche da questo, l’armata Brancaleone finalmente è fatta salva dall’intervento del santo Zenone il quale li convince a ripartire per la crociata alla quale si mette in testa proprio Brancaleone.
Considerato dallo stesso regista il suo film preferito, L’armata Brancaleone rappresenta difatti uno dei momenti più alti del cinema di Mario Monicelli. Antieroico e godereccio, surreale e onirico, il film non tralascia lo sfondo scolastico (violenze all’inizio della pellicola) sul quale fare attecchire però una delirante e radiosa rivisitazione in chiave comica di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità. Partendo con un inizio truculento, davvero forte ed efficace a rappresentare l’orrore del Medioevo, la sua assoluta mancanza di rispetto per il corpo (amputazioni, stupri e violenze) e che poco lega con la commedia, Monicelli riesce a giungervici attraverso differenti incontri e gags che guardano alla satira (i riferimenti all’Italia fascista e campagnola guidata da un condottiero folle non sono solo nel motto cameratesco che muove l’armata) e che non disdegnano riflessioni più genuine (senso del gruppo di fronte alla morte). Nel sottotesto: il passaggio dall’Alto al Basso Medioevo, e una sorta di rivisitazione, in costume, della storia del paese nel primo cinquantennio; la presenza della morte, tra biasimi che gravano sull’esistenza (gabbie, torture, peste, condanne a morte) e l’assoluta mancanza d’amore; rivisitazione del genere eroico (e romanzesco in questo caso). L’intera pellicola, pregna dei suoi significati, regge sulle spalle di Vittorio Gassman nei panni di un Don Chisciotte tutto italiano, con la stessa carica folle e l’orgoglio di chi difende una casta dalla quale è ormai escluso e della quale non v’è traccia. Non da meno le interpretazioni di Gian Maria Volontè (da rivedere l’incontro con Brancaleone, un vero diletto) ed Enrico Maria Salerno nel ruolo di un messia destinato a sconfiggersi da solo. Di sicuro effetto la scelta dei dialoghi (soggetto e sceneggiatura del regista con Age e Furio Scarpelli) composti da un linguaggio misto di latino ed accenti volgari (questa caratteristica soprattutto diventerà l’emblema delle commedie sexy volgari degli anni ‘70). La pellicola ottenne tre Nastri d’argento: per i costumi a Piero Ghepardi (che guardano a La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa per il personaggio di Brancaleone [i]), per la fotografia a Carlo Di Palma e per le musiche a Carlo Rustichelli. I colorati titoli animati, di testa e coda, sono di Gianini e Luzzati.
Trama a cura di: Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi
Dopo una breve pausa per le festività natalizie, tornano le bellissime passeggiate culturali nell’agro falisco!
Questa volta andremo alla scoperta del suggestivo borgo di Calcata (VT) e di alcuni suoi “tesori nascosti” disseminati all’interno dello stupendo “Parco Regionale Valle del Treja”.
Il nostro cammino partirà dall’antico e caratteristico borgo di Mazzano Romano (RM) per poi proseguire nel fondo di una forra, dove saremo letteralmente avvolti dalla natura incontaminata e selvaggia che regna sovrana lungo le rive del Treja. Qua, sorgenti, felci e scenari mozzafiato ci accompagneranno fino all’arrivo nel centro storico di Calcata. Questo piccolo borgo, arroccato su di uno sperone tufaceo, risulta “sospeso” tra le verdi forre circostanti ed ancora oggi conserva il suo antico fascino.
Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo (al sacco) nel borgo, il nostro cammino proseguirà sulle orme dei Falisci, un’antica popolazione che si stabili su questo territorio a partire dal IX – VIII sec. a. C.. Visiteremo i resti di una delle loro antiche città, Narce, arroccata sulla cima di una collina. Ma non solo… durante il nostro cammino ammireremo anche i resti del Santuario falisco di Monte Li Santi e la necropoli del Cavone di Monte Li Santi.
Il percorso è ad anello e terminerà dunque a Mazzano Romano.
COSA VISITEREMO:
📍 Il pittoresco borgo di Calcata
📍 Il Parco Regionale Valle del Treja
📍 I resti della città falisca di Narce
📍 Santuario falisco di Monte Li Santi
📍 Necropoli falisca del “CAVONE DI MONTE LI SANTI”
COSA PORTARE:
Abbigliamento e scarpe da trekking + k-way + pranzo al sacco + acqua (almeno 1,5 lt a testa)
AD ACCOMPAGNARVI IN QUESTA ESCURSIONE:
– LUCA PANICHELLI, Dottore in “Arte, cultura e turismo del territorio”; esperto conoscitore dell’Agro Falisco; AV delle Forre del Treja e dei suoi affluenti; studioso della cultura falisca; fondatore del blog Tesori Nascosti – Agro Falisco
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE:
Nel momento dell’ISCRIZIONE all’evento, che può avvenire per VIA TELEFONICA (Luca 3386978479) o TRAMITE MESSAGGIO ALLA PAGINA FACEBOOK Tesori Nascosti – Agro Falisco, i partecipanti dovranno rilasciare i propri dati (nome, cognome, data di nascita e codice fiscale) per la stipulazione dell’assicurazione infortuni giornaliera compresa nella quota. I dati rilasciati verranno utilizzati ai sensi dell’art. 13 D.lgs. n. 196/2003 per la stipulazione della polizza stessa. I dati vanno forniti solo per la prima partecipazione, per le escursioni successive non verranno richiesti in quanto registrati.
EVENTO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “STRADA DEI SAPORI E DELLA CULTURA – TERRE FALISCHE” IN COLLABORAZIONE CON IL BLOG Tesori Nascosti – Agro Falisco
LE ISCRIZIONI ALL’EVENTO SARANNO CHIUSE SABATO 1 FEBBRAIO O AL RAGGIUNGIMENTO DEL NUMERO MASSIMO DEI PARTECIPANTI.
CLICCA SOTTO E GUARDA IL VIDEO TRAILER DELL’EVENTO:
Antico ponte di origine medievale lungo la VIA AMERINA, l’antica strada consolare costruita dai romani nel 241 a.C..
Quest’antica opera di ingegneria stradale presenta una struttura a “schiena d’asino” tipica del periodo medievale e testimonia l’utilizzo e l’importanza di questa strada anche ben oltre il periodo romano (questo ponte è stato costruito nel medioevo sui resti di un altro di origine romana e dunque preesistente).
La struttura presenta il piano di calpestio composto da blocchi di basalto, (probabilmente sono stati riutilizzati quelli che ricoprivano il ponte preesistente di origine romana) ed una sola arcata.
Ancora oggi sono visibili, alla base dell’arco, tre fori su ogni lato all’interno dei quali venivano inseriti i pali in legno che componevano “l’impalcatura” per costruire poi la struttura.
Il nome Pasci Bovi deriva dal nome del torrente sopra il quale è stato costruito.
Qualche tempo fa, mentre percorrevo in macchina la strada che da Corchiano (VT) conduce a Fabrica di Roma (VT), il mio sguardo venne catturato dai ruderi di una torre che, solitaria e malconcia, svettava tra le piante di nocciole, ai margini della strada. Accostai subito con la macchina, presi la mia fedele compagna di tante esplorazioni (la macchina fotografica), e mi misi subito in cammino verso di essa, inoltrandomi così in un grande noccioleto…
Il cielo non era dei migliori, ed i rami delle piante fitti sopra la mia testa, rendevano davvero scarsa la visibilità e dopo qualche centinaio di metri la torre sembrava essere scomparsa. Incominciai così a guardarmi intorno, spostandomi lentamente tra le foglie bagnate dalla pioggia, e soltanto dopo qualche istante riuscii finalmente a scorgere gli antichi ruderi.
Man mano che mi avvicinavo alla torre mi rendevo sempre più conto del suo pessimo stato di conservazione e del fatto che riuscirla a vedere in piedi ancora oggi sia davvero un Miracolo.
Arrivato finalmente ai piedi della costruzione i miei sentimenti furono contrastanti: da una parte la rabbia per aver permesso al tempo e all’incuria di portare alla rovina una cosi importante testimonianza storica, dall’altra parte invece la gioia e l’ammirazione verso l’ingegno e la bravura dei nostri avi, capaci di costruire strutture in grado di resistere al tempo e al nostro moderno menefreghismo.
Di questa antica struttura medievale ad oggi rimangono ancora visibili due muri che formano l’angolo N della torre, originariamente a pianta quadrata .Questi muri presentano uno spessore medio di m. 0,70 e sono composti di blocchi di tufo squadrati. Sulla parete E si conserva una finestra (m. 0,60 x 0,40) che, all’interno, presenta l’architrave intagliato a “cuspide”.
La base della torre, risulta allo stato attuale impraticabile, essendo le mura pericolanti e invase da folta vegetazione, e per questo motivo è fortemente sconsigliato avvicinarsi più del dovuto…Nel terreno circostante, coltivato a noccioleto, rimangono alcuni frammenti di leucitite pertinenti al basolato della via Amerina che vi passava a fianco, in direzione della Madonna del Soccorso. Nel 1966 casualmente si rinvenne una piccola tomba a camera con loculo, ricavata nel tufo, con soffitto crollato e in cattivo stato di conservazione. Il materiale trovato, attualmente conservato nei magazzini del Forte Sangallo a Civita Castellana, comprendeva frammenti di ceramica italogeometrica, vasi di bucchero, vasi d’impasto ,e alcuni frammenti di lama di coltello in ferro.
Questa antica torre, segnalata in una ricognizione archeologica effettuata dai “soliti” studiosi inglesi nel 1957, era stata eretta in epoca medievale a difesa dell’antica via Amerina, cosa molto comune nell’agro falisco. Durante il Medioevo, infatti, i Longobardi occupavano gran parte d’Italia, mentre i Bizantini dominavano una piccola striscia di terra che ricalcava in gran parte il tracciato dell’antica via romana. Per questo motivo quest’ultimi decisero di costruire delle torri proprio per difendere il loro “piccolo” territorio.
L’Agro Falisco vanta un’importante e poco conosciuta storia ultramillenaria che va dai primi insediamenti umani sino ai nostri giorni, abbracciando cosi varie epoche tra cui quella falisca, romana e medievale. Ancora oggi, disseminati negli angoli più remoti, spesso all’interno di profonde e strette gole (forre), si trovano i resti di questo glorioso passato…ed è proprio tutto ciò che andremo a scoprire insieme questa domenica!
Partiremo da Corchiano, un piccolo paese della provincia di Viterbo, il quale, secondo alcuni studiosi, andrebbe identificato come l’antico centro falisco di FESCENNIUM. Qui discenderemo subito all’interno di una profonda e bellissima forra. Camminare in questo periodo al suo interno è davvero qualcosa di straordinariamente bello e rilassante: le alte e ripide pareti tufacee si rivestono di muschio e di felci in netto contrasto con il giallo delle foglie cadute a terra, le quali creano una sorta di tappetto multicolore,,,insomma un vero e proprio PAESAGGIO FIABESCO!!!
Da qui in poi sarà un susseguirsi di veri e propri TESORI NASCOSTI: CASCATE, GROTTE PALEOLITICHE, UN EREMO, CUNICOLI e ben 2 VIE CAVE. Queste antiche strade, di epoca falisca, scavate a mano nel tufo e con le pareti alte fino a 15 m, conservano ancora oggi importanti iscrizioni, oltre ad un eterno velo di mistero e suggestioni…..e camminare al loro interno, inghiottiti dalle loro ciclopiche pareti tufacee, è davvero qualcosa di UNICO ed ALTAMENTE EMOZIONALE!!!
Dopo aver ammirato tutte queste meraviglie il nostro “viaggio nella storia” continuerà alla scoperta dei resti dell’antica città di Falerii Novi, costruita dai romani dopo la distruzione di Falerii Veteres (241 a.C). Questa antica città, ancora oggi, risulta “addormentata” sotto il livello del suolo, nonostante diversi studi effettuati con il georadar hanno confermato la presenza di importanti resti del suo glorioso passato.
L’escursione terminerà con l’APERTURA STRAORDINARIA, E DUNQUE LA VISITA, dell’ABBAZIA CISTERCENSE DI SANTA MARIA IN FALLERI
N.B. Il percorso è semplice e adatto a tutti e prevede alcuni tratti su strade asfaltate secondarie.
COSA VISITEREMO:
– VIA CAVA DI SANT’EGIDIO
– VIA CAVA DELLA CANNARA CON ISCRIZIONE
– GROTTE PALEOLITICHE
– GROTTA DI SANT’EGIDIO
– DUE CASCATE
– PORTA FURBA CON EREMO DI SANT’EGIDIO
– RESTI TORRE MEDIEVALE
– I RESTI DELL’ANTICA CITTA’ DI FALERII NOVI (241 a.C.)
– LA PORTA DI “GIOVE”
– VISITA DELL’ABBAZIA CISTERCENSE DI SANTA MARIA IN FALLERI a cura dell’Ufficio Turistico del Comune di Fabbrica di Roma (VT)
DETTAGLI ESCURSIONE
DIFFICOLTA’: Facile
LUNGHEZZA : 9 KM
DURATA: +/- 5 ore
COSTO: 12 EURO ( ESCURSIONE + ASSICURAZIONE GIORNALIERA + TESSERA ASSOCIATIVA GRATUITA)
PER INFO E PRENOTAZIONI:
👉LUCA 3386978479
COSA PORTARE:
Abbigliamento e scarpe da trekking + k-way + pranzo al sacco + acqua (almeno 1,5 lt a testa)
ORA E LUOGO DELL’APPUNTAMENTO:
Ore 9:00 puntuali presso Falerii Novi (VT)
AD ACCOMPAGNARVI IN QUESTA ESCURSIONE:
– LUCA PANICHELLI, Dottore in “Arte, cultura e turismo del territorio”; esperto conoscitore dell’Agro Falisco; studioso della cultura falisca; fondatore del blog Tesori Nascosti – Agro Falisco
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE:
Nel momento dell’ISCRIZIONE all’evento, che può avvenire per VIA TELEFONICA (Luca 3386978479) o TRAMITE MESSAGGIO ALLA PAGINA FACEBOOK Tesori Nascosti – Agro Falisco, i partecipanti dovranno rilasciare i propri dati (nome, cognome, data di nascita e codice fiscale) per la stipulazione dell’assicurazione infortuni giornaliera compresa nella quota. I dati rilasciati verranno utilizzati ai sensi dell’art. 13 D.lgs. n. 196/2003 per la stipulazione della polizza stessa. I dati vanno forniti solo per la prima partecipazione, per le escursioni successive non verranno richiesti in quanto registrati.
EVENTO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “STRADA DEI SAPORI E DELLA CULTURA – TERRE FALISCHE” IN COLLABORAZIONE CON IL BLOG Tesori Nascosti – Agro Falisco
LE ISCRIZIONI ALL’EVENTO SARANNO CHIUSE SABATO 23 NOVEMBRE O AL RAGGIUNGIMENTO DEL NUMERO MASSIMO DEI PARTECIPANTI.